“Coco Chanel”, la biografia della Signora della Moda e della Solitudine

di La Redazione 0

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Basta dire Mademoiselle Chanel per evocare un mondo di eleganza e glamour, per avere l’impressione di annusare, nell’aria, una nuvola di Chanel n. 5 e di avere davanti l’immagine di un tailleur, di una collana di perle e di una tracolla con la doppia catena.

Ma non si tratta solo di questo perchè  Coco, anzi Gabrielle, è stata anche una donna che ha perso, nemmeno adoloscente, la madre  malata di tubercolosi, che è stata abbandonata dal padre in orfanatrofio e che ha visto la sorellina Antonietta suicidarsi poco dopo le nozze infelici che l’avevano vista andare all’altare con indosso l’unico e ultimo abito da sposa realizzato da lei. Di questa vita piena di splendore e di ombre parla il libro uscito il 1 ottobre dal titolo “Coco Chanel – Genio, passione, solitudine”.

 

La biografia è stata scritta dalla scrittrice e psicanalista Claude Delay, classe 1934 che è stata confidente di Coco negli anni della vecchiaia e che ha potuto ascoltare i segreti più intimi che ha deciso di non serbare ma di rivelare, mettendo completamente a nudo una donna che ha dovuto sopportare perdite e assenze.

Come la perdita, oltre che dei genitori e della sorella, del suo amato ” Boy” Capel, in un incidente stradale, mentre andava ad annunciare il divorzio alla moglie pronto a tornare, per il Capodanno, da lei.

Come l’assenza di figli e di una pace stabile. A raccontare tutto questo è dunque il libro che poi è una riedizione ampliata di un’opera uscita nel 1971, poco dopo la morte di Coco,  avvenuta all’hotel Ritz di Parigi. La Delay l’aveva pubblicata inizialmente con lo pseudonimo di Claude Baillén e così racconta di  come ha conosciuto Coco:

“Ho conosciuto Coco Chanel in Rue Cambon, sul finire della sua  vita. Per caso, quel caso di cui lei aveva fatto la propria superstizione. Entrò nel suo negozio, dove stavo  scegliendo un foulard stringendo dei libri sotto il braccio.
Lei e’ fortunata ad avere il tempo di leggere, mi disse. ‘Io invece, vivo come na prigioniera. Venga a fare colazione con me un giorno’.

 

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