“Professione mannequin”, l’autobiografia di Inès de la Fressange

di La Redazione 0

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Dopo aver scritto di stile, elargendo preziosi consigli, Inés de la Fressange ha deciso di scavare nel suo intimo e di raccontarsi con l’autobiografia illustrata “Professione mannequin”. Così la modella è partita dalla sua infanzia tra luci ed ombre, colma di cose e di fascino ma povera di affetti e di attenzioni da parte dei genitori di cui si dice, nel libro, che… “erano affascinanti e poetici, ma non avevano un gran senso di responsabilità”.

Mentre calda e splendente era la presenza della nonna, ricca erede della banca Lazard,  che fa confezionare, per Inès di 4 anni,  un cappotto di ermellino su misura, come viene raccontato nelle  righe iniziali del libro. Così Inès cresce con le immagini dei capi di haute couture di Patou, Balmain, Nina Ricci che riempiono l’armadio della nonna; eppure, una volta diventata ragazza, cerca uno stile proprio, influenzato moda hippy  fatta di pantaloni a zampa, magliette a righe e jeans strappati, scovati, a poco prezzo, nei mercatini.

D’altra parte la moda non è un mondo che sembra, inizialmente, rientrare negli interessi di Inès che non ama particolarmente il suo corpo eccessivamente  magro e anche un po’ irsuto e che ha, tra i suoi progetti, quello di diventare psichiatra infantile oppure avvocato. Inès racconta infatti: “per me fare la modella non era un obiettivo tantomeno poteva essere un mestiere”.

Eppure  è impossibile non notare il suo fascino, quel fascino che farà di dire di lei, dal fotografo Oliviero Toscano “A star is born”, non appena la modella, entrata nella scuderia Pauline olo per guadagnare qualche soldo, metterà piede nel suo studio, per posare per la rivista Elle.

Da quel momento ha inizio l’ascesa della modella che era uscita da quel servizio  “senza euforia né soddisfazione” . Così Inès, calca le passerelle di Thierry Mugler, Kenzo, Dior, Guy Laroche, Ungaro, Hermès ed arriva ad affascinare il mondo con la sua alta statura, i capelli corti, il tocco mascolino e tutti quei difetti così catastrofici che, a suo avviso, venivano visti come qualità e facevano in modo che venisse notata da chiunque.

Ed il racconto continua attraverso il contratto firmato, nel 1983, con Chanel di Karl Lagerfeld che la sceglie come musa lasciata libera di ispirarlo. Lo stesso contratto viene annullato quando Inès sarà eletta come Marianne, simbolo femminile della repubblica francese; tale scelta sarà disapprovata da Lagerfeld che si rifiuterà di vestire un monumento.

E ancora si arriva alla proposta di creare un’ azienda personale dal nome “Inès de la Fressange”, al fallimento di questa esperienza e al continuo reinventarsi fino al ritorno in passerella e  a Lagerfeld e Chanel….

Fonte: d-repubblica.it

 

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