Gulnara Karimova, sfilata cancellata a causa delle proteste

di La Redazione 0

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Gulnara Karimova ha visto sfumata l’occasione di poter sfilare al New York Fashion Week a causa di numerose proteste delle organizzazioni per i diritti umani. Lei è la figlia del presidente uzbeko Islam Karimov, ed è per questo che è stata attaccata da numerose organizzazioni, ma ha comunque presentato la sua collezione nel ristorante Cipriani.

Gli attivisti armati di cartelli, hanno gridato mentre gli invitati entravano nel locale: “Hei Gulmara facci un favore: smetti di sfruttare il lavoro dei bambini”.

L’Uzbekistan si sa, ha la fama di essere il peggiore al mondo per il rispetto dei diritti umani, tanto che la Human Rights Watch lo considera il governo più repressivo, assieme a Corea del Nord e Birmania.

Amnesty International ha reso noto che in Uzbekistan gli arresti arbitrari e le uccisioni sono roba giornaliera, quotidiana, ed ogni anno un milione di bambini vengono sciavizzati per la raccolta del cotone da parte di numerose organizzazioni internazionali.

Il presidente Islam Karimov, ha numerosi clan che lo appoggiano, e la sua famiglia specialmente Gulnara sono accusati di sfruttare il Paese per arricchirsi.

La Karimova oltre essere ambasciatrice in Spagna e all’Onu, viceministro degli Esteri e anche proprietaria dell’azienda Zeromax, che secondo le organizzazioni umanitarie, gestisce la raccolta del cotone da parte dei minori, ed il transito delle merci Nato dirette in Afghanistan.

Gulnara ha tutto il potere che desidera, il suo patrimonio è oltre il mezzo miliardo di euro, ama la bella vita, il lusso, inoltre è una cantante, una business woman, ed infine una stilista.

Immaginate come ha preso la viziata Gulnara la decisione degli organizzatori della settimana della moda, ossia la società IMG, di cancellare la sua sfilata … non voglio nemmeno immaginare!

L’ufficio stampa del brand da lei creato, ossia Guli ha da subito dichiarato che lo spostamento al Cipriani sarebbe stato concordato con IMG per motivi di sicurezza.

fonte

Photo Credits | Getty Images

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