Dopo aver scritto di stile, elargendo preziosi consigli, Inés de la Fressange ha deciso di scavare nel suo intimo e di raccontarsi con l’autobiografia illustrata “Professione mannequin”. Così la modella è partita dalla sua infanzia tra luci ed ombre, colma di cose e di fascino ma povera di affetti e di attenzioni da parte dei genitori di cui si dice, nel libro, che… “erano affascinanti e poetici, ma non avevano un gran senso di responsabilità”.
Mentre calda e splendente era la presenza della nonna, ricca erede della banca Lazard, che fa confezionare, per Inès di 4 anni, un cappotto di ermellino su misura, come viene raccontato nelle righe iniziali del libro. Così Inès cresce con le immagini dei capi di haute couture di Patou, Balmain, Nina Ricci che riempiono l’armadio della nonna; eppure, una volta diventata ragazza, cerca uno stile proprio, influenzato moda hippy fatta di pantaloni a zampa, magliette a righe e jeans strappati, scovati, a poco prezzo, nei mercatini.